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Le milleuna

Se è vera che ambigua è l'arte del "dire", e che con tale ambiguità han fatto i conti tutti, dagli antichi rétori ad oggi, è vero che Demetrio Stratos è stato di questa ambiguità esploratore solitario, ma forte ed audace quant'altri mai.
Le Milleuna (e già mi chiedo: come definirlo questo testo?) nasce esso stesso aI|'insegna di un'identità volutamente ambigua: non perché negata, ma perchè multipla, stratificata, diversa.
Sappiamo già che Le lvlilleuna, testo da "dire", si origina da una sintesi quanto mai unica di tre diverse funzioni: Ia scrittura, il suono, il movimento. Tre diverse funzioni che sono tre diversi modi di articoIare il Iinguaggio, Ia comunicazione: cento parole scritte da Nanni Balestrini su richiesta di Stratos che si moltiplicano, nel "dire" di Demetrio, fino e diventare dieci volte tanto, fino a diventare mille e una parola; diverse tutte, tra Ioro, tranne che per I'iniziaIe Iettera "s", tranne che per quell'unico filo che Ie lega tutte in un sibilo, un sospiro, un sussurro, senza sosta. Accanto ed intorno a mille e una parole, a mille e un modo di "dire", ecco mille e un modo sperimentati da Valeria Magli per muovere il proprio corpo di ballerina. Questa la sintesi, questo I'unicum che Le lvlilleuna ha rappresentato per noi e per tutti coloro che dall'anno della sua creazione, il 1979, pochi preziosi mesi prima della morte di Stratos - hanno assistito alla sua performance nei teatri di tutlo il mondo. Ma adesso Le Milleuna è tutto qui, è voce sola, è solo dire: e proprio a partire da questo bisogna rifare i conti {sempre aperti, come con tutta Ia produzione di Stratos), con Ia apparente frantumazione che questo testo subisce nel suo farsi solamente suono, o - pronunciamola, Ia parola - disco.
Ed è qui, finalmente, che a mio parere si verifica la felice liberazione della ambiguità: Ia voce di Demetrio, che ripete e moltiplica in parabola sonora le cento parole di Nanni Balestrini, e che non è più accompagnata da mille corpi di Valeria Magli, non è superstite di un trittico felice, non è naufraga di un viaggio in compagnia, non è relitto.
La voce di Demetrio che scandisce Le Milleuna, testo nato già in partenza come audace impresa trinitaria, sa e vuole essere qui audacemente una e trina.
Lo scopriamo adesso, grazie a questo disco, e ci si apre dinanzi un abisso inquietante in cul l'ambiguità si fa ricchezza, e Ia voce - il suono, il "dire" - si fa con rinnovata impetuosità scrittura e movimento. Ancor più che lo spazio magico di un palcoscenico teatrale che Stratos, Balestrini e Magli avevano voluto quasi disadorno affinché su di esso - grazie a pochi oggetti e a semplici e reiterati colpi di luce - spiccassero il suono e il movimento, è I'astratto palcoscenico di un disco che ci fa scoprire la capacità diabolica della voce di Demetrio Stratos. Stratofonia, voglio chiamarla, e dire che essa sa essere suono che si fa corpo, corpo che si muove, e che muovendosi crea e semina la traccia di una scrittura che vive a sua volta in un nuovo suono.
Così per mille e una volta, in un giro senza fine che non si riveste di alcuna voluta ossessività alla Erik Satie, ma che si fa incanto fabulatorio come quello di Shéhérazade.
E chissà che per Stratos la figura antica e Ieggendaria, venuta da un ignoto oriente, di Shéhérazade che narra e narra per non morire, non abbia costituito un punto di riferimento profondo, forse un esorcismo lnconsclo: un'ennesima S da cui le mille parole di Balestrini, tutte inizianti per s come sesso, prendono nome e vita.
Sesso e dunque Eros. Ed è aIlora nell' infinita iterazione di una parola che si fa Eros che Shéhérazade e Stratos trovano forse Ia chiave per esorcizzare Thanathos, e non morire più.
A questo punto è la voce che sa essere motore trinitario, che sa fare delle allitterazioni di Balestrini un gioco di sussurri tanto quanto di impetuose sonorità, e creare un corpo di ballerina che salta, e sale, e scende, e scivola dentro e tra Ie parole non tralasciando di essere corpo anche quando si fa silenzio.
Si, Le Milleuna é un grande corpo sonoro, erotico soprattutto perché eretico, e per il quale nessuno vi porgerà amabilmente alcun lasciapassare.
Forse Le Milleuna é Stratos, che ci consegna se stesso attraverso un gioco rischioso, attraverso un percorso labirintico, ma incantatore e sinuoso, come quello della lettera S dal corpo di sirena.

Gigliola Nocera
(Testo tratto dal Iibretto di presentazione del Cd: Demetrio Stratos, Le Milleuna, Milano, Cramps Records, 1979)

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